M_Antonietta_Basta_Formacao - MissionariDiBigene

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Amici in Missione - APRILE 2013

Maria Antonietta Basta

Onlus
Solidaunia


FORMACAO DAS MATRONAS


Mi è stato chiesto di tenere un "Corso di Formazione per le Matronas "  presso la missione di Bigene.



Vi chiederete, chi sono le matronas?  Sono donne che senza alcuna preparazione, solo con l’esperienza, aiutano le altre donne al momento del parto, come da noi avveniva almeno un  secolo fa. Ho accettato, pur sapendo che non sarebbe stato semplice entrare in  contatto con la loro realtà, cercando di immergersi  in essa ,nella loro storia,nelle loro tradizioni e convinzioni, affrontare le patologie più frequenti delle loro etnie, senza contare le difficoltà di comunicazione; infatti, pur essendo il portoghese la lingua ufficiale, quasi nessuno la conosce ,parlano il criolo, lingua parlata non scritta, che è derivata dalla fusione del portoghese con la loro lingua originaria e che per questo motivo è diversa per ogni etnia.    Mi sono armata di buona volontà , nei mesi precedenti alla partenza mi sono documentata e con l’aiuto di un testo in portoghese, ho preparato ,seguendo il programma fornitomi dal dott. Scopelliti, le lezioni ed  filmati  pensando che le immagini sarebbero state più incisive di tante parole .Sapevo inoltre di poter contare sul valido sostegno di suor Nella, missionaria in quella terra da 20 anni, sia per la sua opera di traduttrice simultanea sia per la organizzazione e su quello di Francesca Brotzu, che mi ha assistito in questo impegno.   L’esperienza di questo corso è stata meravigliosa , pensavamo  di svolgerlo in 15 giorni dalle 8,30 alle 12,30, ma abbiamo deciso di condensarlo  in una settimana di  “full immersion” , delle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 18, perché  le matronas si spostano a piedi dai loro villaggi e sarebbe stato più agevole per loro fare questo sacrificio per una sola settimana piuttosto che per due, pensate che la tabanka più vicina è a circa 5 km .
Ognuna  di loro, per venire alla missione, doveva percorrere a piedi molti chilometri, e la sera tornare sempre a piedi a casa ,con tutto il caldo africano (dai 38 a 41 gradi ).



Ma  loro, incuranti delle difficoltà e sostenute da un grande desiderio di apprendere cose nuove,




alle 8,30 del mattino erano già nel patio antistante l’aula della scuola della missione  in cui si teneva il corso, sempre tutti presenti, 40 persone!
Una signora veniva con il marito e portava con sè il bimbo  che aveva un problema di salute che visitavo e medicavo ogni mattina.




Frequentava anche un infermiere (unico diplomato ) della etnia mandinga  che desiderava poter a sua volta rendersi utile nei villaggi;  la sua presenza è stata importante anche  perché traduceva dal criolo al mandingo così che potevano capire anche alcune matronas che parlavano quel dialetto; inoltre mi hanno chiesto di partecipare al corso il tecnico di laboratorio Feliciano e il fatidico Joaquim, tutto fare al centro nutrizionale e, dopo essermi consultata con suor Nella, abbiamo accettato, trattandosi di persone veramente motivate.


                                   Feliciano                                             Joaquim

Dopo il saluto e gli auguri di don Ivo per l’inizio del corso, alle 9 iniziavamo l’incontro con la preghiera cattolica e subito dopo quella  musulmana!



Qui, infatti, c’è un grande  rispetto reciproco  e un tolleranza tra la diverse religioni compresa quella originaria, la animista, che chiamerei  fratellanza , anche se nei loro comportamenti e nel modo di pensare sono radicate  idee di matrice religiosa  che si ripercuotono poi su alcuni aspetti etici e sulla salute. Si proseguiva fino alle 11 quando suor Nella offriva loro un panino con quello che loro chiamano burro, ma che in realtà è margarina ed una bevanda a base di frutta, insomma una specie di “coffe break” e dopo un breve intervallo ristoratore,



si riprendeva fino alle 13 circa,




e le  allieve seguivano tutto sempre con grande attenzione e interesse. Terminata la sessione mattutina, le matronas  si recavano per il pranzo a casa (più corretto chiamarla capanna) di una signora  di fronte alla scuola   che, sempre a spese della missione e sotto la sorveglianza di suor Nella, preparava  l’immancabile riso con un po’ di pesce o un po’ di carne.



Subito dopo aver mangiato, ritornavano alla missione e si riposavano sul pavimento del  patio su teli che avevano con sè, con naturalezza , perché per loro è normale dormire a terra, sulle stuoie.



Appena arrivavamo però, suor Nella ed io, si attivavano facendoci prima delle richieste come ad   esempio una medicazione per un morso di serpente, (non velenoso, ovviamente )



una di loro mi ha chiesto qualcosa per un fastidioso bruciore agli occhi dovuto al caldo, alla  stanchezza  e alla polvere e le ho somministrato qualche goccia di collirio lenitivo,




Mentre le altre osservavano con scetticismo ciò che faceva la dottora (mi chiamavano così)




Visto che la matronas che aveva provato il medicamento, ne aveva tratto beneficio, le trovavo costantemente ogni  pomeriggio  tutte pronte per la somministrazione del collirio che ovviamente dava loro un po’ di sollievo.



Tutte pronte e in attesa della preziosa medicina dei bianchi…
Per fortuna avevo portato un buon quantitativo di gocce in monodosaggio  per me ma sono stata felicissima di darla a loro; i loro sguardi  mi ripagavano della  privazione, sguardi che esprimevano gioia e ringraziamento.  Si, con lo sguardo queste  persone dicono tutto.
Non è possibile rendere a parole  il vissuto di questi giorni ricchissimi di eventi, l’interesse e la meraviglia per ciò che mostravo, dalle nozioni più elementari di igiene  come ad es: far bollire l’acqua , a come tagliare il cordone ombelicale (pensate che lo tagliano con lamette usate già molte volte ,causa spesso del tetano neonatale)  , ad argomenti più complessi come la menopausa.  Poche donne  raggiungono l’età della menopausa, pensate che l’aspettativa di vita è in media di 43 anni, e quindi la menopausa con la sua problematica o non la conoscono proprio oppure non è considerata un problema.Il programma prefissato era vasto ma loro non si stancavano mai e se non avessimo dovuto smettere perché le matronas dovevano tornare a casa,(  bisognava evitare il buio della sera ,non c’è l’elettricità ) avremmo continuato oltre l’orario stabilito. Alla fine della giornata chiedevo  cosa fosse rimasto impresso degli argomenti trattati e se avessero della domande da fare.
Quello era il momento più bello perché ci rendevamo conto che avevano seguito  tutto con attenzione, per non parlare poi dell’interesse suscitato dai video, in particolare quello che riguarda il “Miracolo della vita” che mostra  dal vivo, con tecniche ultramoderne, l’inizio della vita, dalla fecondazione al parto. Lo abbiamo mostrato  per la prima volta a pezzi per la necessità della traduzione di Suor Nella ,e poi, su loro richiesta, ripetuta più volte. Interesse notevole ha suscitato anche  il video della simulazione del parto nelle varie fasi.

Per non parlare poi delle esercitazioni.

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il diario di
M. Antonietta


Imparare ad ascoltare il battito cardiaco fetale  con lo stetoscopio è stato per loro una novità che le ha coinvolte, in verità ho deciso di cercare di comprare alcuni stetoscopi,(non so se li troverò ,se sono ancora in vendita) per portarli se dovessi tornare o inviarli, come ho già fatto con il centimetro che serve loro per valutare l’epoca gestazionale ( misurando la distanza dal pube al fondo dell’utero) che ho comprato in Italia prima di partire e che  abbiamo distribuito  l’ultimo giorno. Tralascio volutamente il susseguirsi delle esperienze legate allo svolgimento del programma e gli aspetti didattici.
Non basterebbero ore ed ore per cercare di rendervi partecipi degli avvenimenti  di questi giorni. Voglio raccontarvi  1 evento  che da solo è sufficiente a spiegare la gioia che vedete in questi volti molto stanchi ed accaldati ma altrettanto felici.






Questa ragazza si chiama Sabato ed ha circa 19 anni, (qui non esiste l’anagrafe)




vedendola  sempre  in disparte , silenziosa,e triste, ho  chiesto il motivo a suor Nella,che mi ha raccontato la sua storia: Sabato aveva partorito lo scorso anno un  bambino malformato morto subito dopo e questo è un evento che segna la vita di una persona perché nelle loro credenze religiose si ritiene che un bambino non sano  ha in sè uno spirito maligno,e quindi è impuro per cui, se non dovesse morire, si deve abbandonare.
Avevo  preparato una lezione che riguardava le malformazioni fetali, che però avevo deciso di non fare, ma una mattina sono stata spinta da un impulso interiore a parlare dell’argomento  e,  dopo essermi consultata con Joaquim e irma Nella , ho parlato dell’origine delle malformazioni cercando di sfatare le loro credenze circa gli spiriti maligni, la nascita di creature per metà uomini e metà animali e della gemellarità.
La gemellarità ha una frequenza maggiore in Africa rispetto agli altri continenti , ma questo argomento merita un  trattamento a parte, perché  carico di credenze popolari e religiose ataviche.



L’interesse è salito alle stelle, molte di loro hanno preso la parola anche contestando.
Non vi nascondo che ho creduto di non essere riuscita nel mio intento.
E Sabato, vi chiederete, quale è stata la sua reazione?........: nessuna reazione, SILENZIO assoluto. Il corso è poi continuato regolarmente  nei giorni successivi ma il comportamento di Sabato è stato sempre lo stesso.
L’ultimo giorno ho portato  in aula l’ecografo, che apparteneva al caro collega dott. D’Errico, scomparso alcuni anni fa,  donato alla missione da sua moglie , ho spiegato loro l’uso (ovviamente non ne avevano mai visto uno )e la maggior parte non ne conosceva nemmeno l’esistenza, ho cercato di mostrare loro qualche immagine chiedendo la partecipazione  di  suor Nella ,(della sua mano e del suo polso).



E poi di Joaquim di perché potessi mostrare l’attività del suo cuore, in quanto immagine in movimento.




Visto che vicino c’era il centro nutrizionale con una stanza che funge da ambulatorio, ho chiesto a Francesca di andare a chiamare una donna in stato di gravidanza per eseguire un’ ecografia fetale. A  questo punto si è fatta avanti Sabato dicendo che non era necessario chiamare nessuno perché lei stessa a spettava un bambino ed era  circa al sesto mese di gravidanza e che si sarebbe sottoposta volentieri all’esame.
Non vi dico la meraviglia di tutti, infatti nessuno era a conoscenza della sua gravidanza  che Sabato aveva, per vergogna,  tenuto nascosta.





Ad un certo punto Sabato , con una espressione raggiante negli occhi, mi ha chiesto se fosse possibile sapere il sesso del nascituro.




Ed io, dopo aver chiesto a lei il permesso di dirlo in pubblico, le comunico  che si tratta di una femminuccia.




Terminato l’esame le abbiamo chiesto le sue impressioni e lei ha detto di essere molto contenta che andasse  tutto bene  e di aspettare una bambina.



Avevamo di fronte a noi un’altra persona, una donna viva e felice,senza più traccia di quella vergogna che la faceva isolare.
A questo punto Suor Nella le ha chiesto come la chiamerà.



E Sabato guardandomi negli occhi mi dice: la  chiamerò Maria Antonietta.
E questi filmati mostrano il felice epilogo.

Per concludere il Corso abbiamo consegnato a ciascuno di loro un opuscolo con gli argomentipiù rilevanti (soprattutto in immagini) preparato con l’aiuto di Francesca e don Marco ,  un centimetro da sarta e una busta con una somma, che in verità non conosco, per aiutare le partecipanti. Qui la povertà è severa.





Mi è rimasto impresso la serietà , con la quale hanno seguito il corso, il coinvolgimento, l’attenzione , la partecipazione,





Mi ha commosso,la richiesta di quasi tutte le  MATRONAS ormai ufficializzate, di poter continuare questo percorso  con me, chiedendomi di ritornare periodicamente. Non ho fatto promesse, ma spero nel mio cuore di poter tornare .
L’ultimo giorno abbiamo avuto la presenza di un giornalista della radio  “Sol Mansi” che già aveva intervistato suor Nella e me il primo giorno del corso e spesso presente nei giorni successivi, che ci ha chiesto quale fosse l’obiettivo del corso  ,cosa mi aspettassi.
Si è mostrato molto interessato alla nostra iniziativa che ha dichiarato molto utile ed importante per la popolazione locale, ha poi intervistato   due delle matrone chiedendo loro cosa avessero appreso  , suor Nella e  me chiedendoci considerazioni finali, trasmessa poi dalla radio.





Un ringraziamento particolare a  don Ivo  che con la sua opera ha permesso tutto ciò e tanto altro ancora.
Per le tante altre meravigliose esperienze vissute in questo mese trascorso nella missione di Bigene da Gaetano, Francesca  e me, insieme a don Ivo, don Marco ,suor Nella e suor Merione, vi invito a leggere il “Diario di un mese speciale” di Francesca.




GRAZIE A TUTTI




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