Catechesi a Bigene, Liman, Baro e Ponta Nobo
28 Ottobre 2013 - Don Ivo : "Desidero scrivere questi appunti che mi serviranno. Forse quando sarò più vecchio, tra qualche anno, e la mia missione a Bigene sarà finita. Così mi rileggerò con calma le cose belle che sto vivendo adesso, e ringrazierò il Signore di avermele donate. Forse mi piace non dimenticare i volti (i nomi non li imparo mai!), le speranze, le cose piccole e semplici che accadono, ma che sono importanti per la mia gente. Forse perché devo ancora imparare tante cose da loro a da questo mondo africano della Guinea-Bissau che mi affascina e mi impaurisce allo stesso momento. Perché il mistero della vita è assai più grande di quanto possiamo percepire, e accadono sempre cose nuove che ti dicono: “Impara!”.
Vorrei avere la semplicità e l’umiltà di chi è consapevole che devi ancora imparare, anche se sei missionario. O forse proprio perché sei missionario, devi cercare di imparare sempre….
Mettetela come volete. Voglio scrivere come è andato il primo incontro di catechesi a Bigene, Liman, Baro e Ponta Nobo. Se vi piace lo leggete. Altrimenti me lo leggerò solo io quando avrò l’età!
Domenica 20 ottobre, Giornata Missionaria Mondiale, primo incontro di catechesi a Bigene.
Il gruppo dei giovani di Bigene che viene alla catechesi dei pre-catecumeni continua ad aumentare ogni anno. Chiamiamo pre-catecumeni le persone che ricevono il primo annunzio, che partono da zero. Poi passeranno al gruppo dei catecumeni, in preparazione del sacramento del battesimo.
Dai 13 di quattro anni fa, a giugno scorso erano diventati 54. Con loro ci sono anche alcuni adulti. All’inizio erano solo di Bigene e del villaggio vicino di Indaià. Poi si sono aggiunti altri giovani del villaggio di Bunquilim, vicino a Bigene, e da un anno altri giovani del villaggio di Nhanea. Un bel gruppo veramente, con buona armonia e gioia tra di loro.
Da quest’anno abbiamo deciso di dividere il gruppo: suor Narliene si incontrerà con gli amici che sono all’inizio del loro cammino di fede. Abbiamo deciso che questi nuovi si incontreranno in chiesa, alla domenica, dopo la S. Messa parrocchiale. I più adulti nel cammino di fede saranno accompagnati dalla catechesi di don Marco, la domenica pomeriggio. Un terzo gruppo inizierà con me il percorso dei catecumeni, il sabato pomeriggio. Sono una decina di amici di Bigene che mi sembrano pronti per una catechesi più approfondita e che li accompagnerà fino al Battesimo, tra due o tre anni.
Mi sembra che questa divisione del gruppo non crei difficoltà: i più grandi nel percorso sono felici di iniziare il catecumenato, i più giovani sono molto disponibili ad essere accompagnati. Con semplicità si dimostrano come coloro che chiedono di essere presi per mano. Alla fine dell’incontro tre nuovi giovani si presentano chiedendo di iscriversi al primo anno. Ogni volta che un giovane chiede di diventare cristiano ritrovo evidente il motivo per cui sono qui. Da che cosa parta la sua domanda, per me, rimane un mistero. Penso che abbia accolto la testimonianza, pur piccola, di chi ha già intrapreso il percorso della fede. Pongono la domanda più grande, in assoluto, che un giovane possa compiere. Come non rimanere senza stupore?
Mercoledì 23 ottobre: villaggio di Liman.
Liman è un piccolo villaggio collocato sulla strada principale che collega Bigene a Baro. Il primo incontro di quest’anno si svolge dentro la piccola chiesa che è stata costruita di recente. Durante l’estate è stato collocato il cemento alle pareti. Questa piccola e bella comunità si riunisce tutta nella catechesi: sono oltre 50 le persone che frequentano il percorso della vita cristiana, senza contare i bambini, anche loro sempre numerosi. Oramai vi è un’amicizia consolidata con queste persone: sono il loro catechista da cinque anni. Devo dire che sono bravi: preparano lo spazio pulendo dentro e fuori la chiesa, si chiamano l’un con l’altro, si lavano sempre prima di venire alla catechesi. È l’incontro più importante del villaggio, e bisogna arrivarci ben puliti e con il vestito bello. Sono così belli e in ordine, che se passi per il villaggio negli altri giorni, quasi non li riconosci, per i vestiti e la polvere del lavoro nelle risaie o nel bosco.
Iniziamo l’ultimo anno di pre-catecumenato; il prossimo anno dovremmo iniziare il catecumentato con almeno una ventina di questi giovani. Pensate che alcuni di loro sono sempre presenti, da anni, ad ogni incontro. Non mancano mai!
Adesso che hanno la loro chiesa, mi faccio forza per chiedere più impegno nella preghiera comunitaria. Decidono di riunirsi ogni mattina, al sorgere del sole. L’animatore della catechesi è un giovane bravo e pieno di entusiasmo. E con un nome che sembra un napoletano: Baba. Però è senza accento sull’ultima. Spero che questi amici comprendano la bontà di riunirsi assieme in preghiera, anche solo 5 minuti, e offrire a Dio la loro giornata. Ripasso per Liman il venerdì seguente, e Baba mi annuncia con un entusiasmo mai visto prima che al mattino vi erano tante persone alla preghiera. Lo rivedo la domenica seguente, e con ancor più entusiasmo mi dice che vengono tutti, anche i bambini si alzano presto per andare in chiesa a pregare con i genitori.
Bambini del villaggio di Liman
La nuova chiesa del villaggio di Liman
Mercoledì 23 ottobre: villaggio di Baro.
Baro è il villaggio più grande tra tutti i 58 villaggi di Bigene. Sono all’incirca 1800 abitanti. La comunità cristiana è ben presente e organizzata. Quasi tutte le domeniche celebriamo la S. messa dentro il salone dei giovani, in attesa di costruire la chiesa per la comunità cristiana. Sono un centinaio di persone. Il primo incontro ci raccoglie con una novità importante: da quest’anno inizia il gruppo dei catecumeni, che è affidato a Suor Nella. Anche questi cristiani di Baro danno segnali importanti nel cammino della fede. Ogni sabato pomeriggio i giovani si riuniscono per le prove dei canti, la celebrazione della S. Messa è ben seguita e partecipata. Ci sono solo tre battezzati, ma con la decina di catecumeni che iniziano il nuovo percorso, tra qualche anno avremo una ulteriore crescita e sviluppo di tutta la comunità. Uno dei tre animatori della comunità è morto durante la Pasqua passata: tutti ricordiamo sempre, con tanta riconoscenza, l’impegno che Lubero ha vissuto dentro la sua comunità. Gli altri due animatori sono Bernardo e Domingus: uomini che meritano la stima di tutti gli altri. Una bella comunità, che è uscita bene da un periodo difficile già totalmente superato.
A loro chiedo collaborazione per continuare, con il loro sostegno, nelle prime evangelizzazioni dei villaggi vicini: la zona di Baro è tutta in fermento e sono convinto che aumenteranno i villaggi che chiedono di entrare nella Chiesa Cattolica. Da quest’anno iniziamo la prima evangelizzazione settimanale a Sanò 2, a Sidif Balanta e a Mansacunda ovest. Ma altri cominciano a mettersi in lista, come Baro Garandi. I cristiani di Baro sanno impegnarsi in questo compito di evangelizzazione verso i loro vicini. Un compito importantissimo: quando sono loro a dire che Gesù è il Signore, pur dicendo le mie stesse parole, chi ascolta rimane più colpito. La testimonianza diretta è più efficace delle parole del missionario che viene da lontano. E io cerco di portarmeli con me, quando possibile.
Casa dei giovani dove si celebra la messa a Baro
Messa celebrata a Baro
Venerdì 25 ottobre: villaggio di Ponta Nobo
E qui accade quello che non mi aspettavo, e che diventa, ancora una volta, una bella lezione per me!
Vado a Ponta Nobo sfiduciato. Questo è il villaggio più lontano da Bigene: sono quasi 23 chilometri, dopo Baro si prende la seconda strada sulla sinistra, scendendo fino al fiume.
Ho iniziato io stesso la prima evangelizzazione in questo villaggio. Fu il professore della scuola a invitarmi, tre anni fa. Dopo alcuni incontri di conoscenza reciproca decisi di iniziare, ma i frutti non si sono mai visti. Forse perché lontani, non hanno mai partecipato a qualche incontro comunitario a Baro, e i loro animatori non vengono a Bigene. Sono oltre un centinaio le persone che sono iscritte alla catechesi, ma vengono una volta e poi scompaiono per un mese. L’orario della catechesi non è mai rispettato: dovrebbe iniziare alle 9.30, ma si preparano solo dopo che arrivo io. Penso anche che la poca consistenza del capovillaggio incida sul loro comportamento: di solito i capovillaggio sono persone esemplari che danno buone testimonianze e consigli utili per tutti. Qui non è così. Sarà per tutti questi motivi, e sarà anche perché io non sono bravo con loro, la catechesi qui non si è mai elevata.
Poi ci sono anche delle cose belle in questo villaggio. Prima di tutto il panorama: immerso nella natura, vicino al fiume, con una risaia sconfinata e un numero di palme impressionante, a perdita d’occhio. Io mi sono fatto un’idea del Paradiso: da una parte vedo le Dolomiti, e dall’altra i paesaggi di Bigene. Questo in particolare.
Il villaggio di Ponta Nobo tra le risaie e le palme
E poi ci sono loro. Loro quattro. Un’altra bellissima e simpaticissima realtà di questo villaggio. Io li chiamo i quattro dell’ave maria. Un titolo che riconoscono solo quelli della mia età, cresciuti con i film di Leone e la musica di Morricone. I quattro dell’ave maria sono i mie quattro amici vecchietti di Ponta Nobo. Quando sono assieme è uno spettacolo unico: loro non possono confondersi in mezzo ai giovani, e quindi si siedono uno accanto all’altro. Ve li voglio descrivere: uno non ci vede, uno non ci sente, uno è storto e l’ultimo parla sempre. Sono talmente belli assieme che riescono a litigare tra loro ogni volta che arrivo, e ogni volta che inizio a pregare fanno pace. Vi assicuro che è un altro grande spettacolo della natura. Tra di loro sono amici, e si cercano. Poi, quando stanno assieme, è una confusione che fanno talmente ridicola che tutti li guardiamo come si guardano le comiche al teatro. Quando hanno finito di litigare si aiutano l’un con l’altro. Quando han finito di aiutarsi litigano. Una cosa mai vista! Dirvi i loro nomi è impossibile: sono impronunciabili. Quello che non sente dice di far silenzio a quello che parla sempre. Quello che parla sempre dice di spostarsi a quello che non vede. Quello che non vede dice allo storto di mettersi apposto, e lo storto da la colpa di tutto a quello che non sente. Se li porto in televisione sarebbe uno spettacolo più applaudito del piccolo fratello (lo fanno ancora?).
Insomma. Vado al villaggio con poche motivazioni: non sanno che vado, non li ho chiamati. Voglio proprio vedere che cosa dicono, come si comportano, che fanno. Vado anche dispiaciuto: se non continuo la catechesi, mi perdo l’amicizia dei quattro dell’ave maria e la bellezza di questo paradiso.
Arrivo piano piano, ma suono le trombe della macchina. Chissà se qualcuno viene…
E invece…. Preparati, Ivo caro, preparati a un’altra bella lezione!
Indovinate chi arriva subito appena parcheggio sotto il grande ficus benjamin? Avete letto bene: il grande ficus benjamin. In Italia questa pianta preziosa e delicata è una piccola pianta da vaso che decora con grazia le nostre sale. Al massimo un piccolo alberello da giardino se è ben soleggiato. Qui è un albero così grande da coprire tutta la zona della catechesi, e ci avanza pure!
Bene, chi arriva? Arriva lui, quello che parla sempre, a volte anche a sproposito, il littizzetto di Ponta Nobo (ci assomiglia pure un pochino!). Mi saluta tutto contento e mentre comincio a rispondergli è già scappato! Dove è andato? Ma chiaro, è corso a chiamare gli altri tre compari….
Poi cominciano ad arrivare le persone dalle varie case del villaggio. Hanno sentito la macchina e sanno che sono arrivato per loro. Nulla è preparato, il luogo delle riunioni non è stato ripulito dalle foglie, ma non fa niente. Senza esitazione prima vengono i giovani, poi le giovani, poi anche le donne. Le donne sono sempre le ultime, perché sono loro a preparare anche i bambini.
Ero venuto solo per salutare, e questi vengono per la catechesi. E si scusano pure, dicendo che non lo sapevano….
Poi arrivano i famosi quattro: grandi sorrisi, strette di mano, i soliti saluti formali e mi guardano. Chiedo cosa hanno da guardare, e mi arriva in faccia la loro saggezza: “Ti guardiamo perché sei scappato nella tua terra quando la tua sorella grande stava male, e non sapevamo se avremmo rivisto ancora il tuo volto”.
Dopo che mi hanno guardato prendono posto sulla panca comune, facendo spostare tutti i giovani con la conseguente confusione. E, ovviamente, cominciano a litigare: spostati di là, tira giù il piede, girati di qua… sono sempre loro, non sono cambiati! Anch’io li guardo a lungo, e il chiacchierone mi dice: “Anche tu sei contento di vedere i nostri volti, vero?”. Mi ha letto nel cuore!
Poi arriva una signora anziana, cammina male, i piedi gonfi. La fanno sedere e prende la parola: “Padre, prega per me, non ce la faccio più a camminare”. Le chiedo perché mi chiede questo, e lei risponde “Io non so pregare, tu sai pregare, e lo devi fare tu!”.
Quando ci siamo tutti sistemati cominciamo a conversare. Io racconto perché sono scappato in Italia senza terminare la catechesi da loro, e loro mi raccontano di un loro giovane morto durante l’estate. Per malattia. Si dice sempre così: è morto perché era ammalato.
Comincio a chiedere cosa pensano della catechesi e con mia sorpresa sento parole tutte positive, finché uno dei quattro, lo storto, afferma con semplicità e onestà: “Noi non siamo bravi nella catechesi, tante volte arriviamo in ritardo, e facciamo brutte figure. Io stesso mi vergogno che non siamo bravi. Ma tu conosci la nostra vita: ci rimane solo la catechesi per migliorarci, per avere una vita migliore. Ci rimane solo la catechesi”. Si chiama con un nome che assomiglia a Gnuma. Pronunciarlo correttamente è impossibile, è come se fosse senza vocali, come in ebraico antico. Lo volevo abbracciare, anche se non saprei proprio come, tanto è mal messo nelle sue ossa.
Poi preghiamo. Per la signora anziana e per tutti gli ammalati. E per i nostri defunti. Mi seguono come bambini, ripetendo parola dopo parola. Non sanno pregare, ma vogliono imparare.
Mentre li benedico chiedo al Signore la Sua benedizione su di me: devo ancora imparare tanto da questa gente… ditemi voi: posso abbandonare la catechesi a queste persone che mi chiedono queste cose? E come ho fatto, io stesso, ad arrivare con tanti dubbi?
Ero arrivato con pensieri negativi, me ne torno a Bigene con il cuore colmo di gioia. Il prossimo venerdì riprendo la catechesi anche qui, in mezzo al paradiso.
Ma non finisce qui: prima di salire in macchina i miei quattro mi accerchiano e dopo aver litigato su chi deve prendere la parola alla fine parla il non vedente: “padre, abbiamo finito i soldi. Ci porti una foglia di tabacco?”.
Lo sanno che io ho il cuore tenero con loro, gli voglio troppo bene…. Ma non sanno che le foglie di tabacco, tra una settimana, saranno quattro: se vengo con una sola foglia, avete idea di che guerra sono capaci???"
Don Ivo, Bigene, 28 Ottobre 2013